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Fenolftaleina

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La Fenolftaleina è, in ambito chimico, un particolare indicatore di pH e attualmente proprio come tale viene utilizzato, con le dovute precauzioni, all'interno dei laboratori di tutto il mondo.

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Cos'è e quali sono le sue principali caratteristiche

La Fenolftaleina è, in ambito chimico, un particolare indicatore di pH e attualmente proprio come tale viene utilizzato, con le dovute precauzioni, all'interno dei laboratori di tutto il mondo.
Si tratta di una Ftaleina la cui formula chimica completa è C20H14O4. Normalmente, ad occhio, la Fenolftaleina si presenta coma una polvere di colore bianco che ha la peculiarità di non sciogliersi particolarmente bene in acqua.

La fenolftaleina non è idrosolubile

È, dunque, non idrosolubile. La solubilità, però, aumenta notevolmente in alcol diluito. Infatti, diluendo la Fenolftaleina in etanolo in concentrazione dell0 0,1% si assiste ad un cambiamento di colore della sostanza. Questa rimane incolore, infatti, se la soluzione è acida o neutra mentre assume una colorazione rossastra in ambiente basico e con pH normalmente superiori ad un valore di 8,3. Grazie a questa prerogativa, la Fenolftaleina viene utilizzata appunto come indicatore di pH. Fino a qualche anno fa veniva impiegata in campo medico e non ha mai trovato applicazione nel settore dei coloranti dal momento che le sue molecole non si legano in maniera stabile.

Come reagisce la Fenolftaleina

La Fenolftaleina viene utilizzata, dunque, come indicatore di pH. Questo perché si tratta di un composto alacromico, ovvero in grado di cambiare colore al verificarsi di determinate condizioni chimiche. L'intervallo di viraggio, ovvero l'intervallo di pH in cui l'indicatore agisce e dunque cambia colore, è compreso tra 8,2 e 9,8. Questo significa che, una volta disciolta nella soluzione ideale, la Fenolftaleina rimane completamente incolore (quindi non si assiste ad alcun cambiamento) a valori inferiori ad un pH 8,2 mentre assume la classica colorazione porpora a valori superiori ad un pH 9,8. Naturalmente i pH indicati che stabiliscono l'intervallo di viraggio della Fenolftaleina si riferiscono a quelli della soluzione in cui il composto si trova disciolto.

Come si prepara la Fenolftaleina

In laboratorio, con le dovute cautele proteggendo il viso e le mani, si sciolgono 0,05 grammi di Fenolftaleina in 50 ml di etanolo andando poi a miscelare il tutto con 50 ml di acqua.

Fenolftaleina, una sostanza altamente nociva

Fino a qualche decennio fa la Fenolftaleina era una sostanza largamente utilizzata anche in campo medico. Veniva impiegata, dunque, non soltanto come indicatore di pH ma anche per scopi medici con finalità soprattutto lassative. Sono ben note, infatti, le proprietà in questi termini della sostanza. Dal 1997, però, la Commissione Unica del Farmaco ne ha letteralmente vietato la commercializzazione ritirando tutti i campioni ancora presenti sul mercato. Effettuando diverse ricerche si è infatti scoperto che la Fenolftaleina, assunta in maniera cronica, portava conseguenze spesso irreversibili per l'organismo umano.

Addirittura, uno studio americano aveva evidenziato come in alcuni pazienti trattati con la sostanza per le sue proprietà lassative avevano sviluppato diversi tumori. Non è raro, nel caso di assunzione di Fenolftaleina andare incontro a gastroenteropatia e osteomalacia, così come non sono rare, purtroppo, le reazioni allergiche che possono scaturirne. Ne è un classico esempio la cosiddetta Sindrome di Stevens-Johnson.

Ritirato dal mercato

In definitiva, attualmente gli usi medici della sostanza sono completamente cessati dal momento che tutte le principali case produttrici, tra cui il colosso Novartis, hanno provveduto al ritiro dei loro lassativi a base di Fenolftaleina dal mercato. L'unico uso attualmente previsto è in laboratorio come indicatore di pH. Anche in questo caso, però, la sostanza viene trattata con le dovute cautele in quanto è necessario che la stessa non venga respirata e non entri in contatto con le mani nude.